In Svizzera l'Ufficio federale della sanità pubblica - UFSP - ha dedicato alla pandemia influenzale un bellissimo sito internet, un sito che, come scritto nella Home Page, spiega quali potrebbero essere le condizioni di vita quotidiane in caso di pandemia e permette a ognuno di:
- informarsi sulla possibile insorgenza di una pandemia influenzale
- capire le misure da rispettare
- far conoscere la situazione e discutere con le persone più prossime (familiari, colleghi di lavoro, vicini) i comportamenti da assumere e l'impegno di solidarietà da fornire insieme.
Un sito divulgativo dunque, finalizzato a dare corrette informazioni alla popolazione.
La Svizzera, così come la Francia e altri Paesi a noi vicini, stanno dando all'Italia una dimostrazione di buon senso e serietà. L'occorrenza di una pandemia influenzale è un evento che, qualora si verificasse, avrebbe la potenzialità di mettere in ginocchio il mondo intero. Prepararsi bene è l'unica possibilità che abbiamo per sperare di attraversare dignitosamente una così importante emergenza.
Le notizie di questi giorni relative alle azioni comunicative messe in campo dalla Svizzera e le considerazioni etiche promosse dal Comitato Consultivo Nazionale per l'Etica, relative alla priorità d'accesso a vaccini e farmaci antivirali, mi fanno sempre più preoccupare dell'indifferenza italiana nei confronti dell'emergenza costituita da una possibile futura pandemia influenzale.
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domenica 8 marzo 2009
domenica 9 novembre 2008
Stockpiling prepandemic influenza vaccines: a new cornerstone of pandemic preparedness plans
Traduzione dell'abstract dell'articolo pubblicato su The Lancet Infectious Diseases (Volume 8, Issue 10, Pages 650 - 658, October 2008) da Jennings e colleghi.
La storia delle pandemie influenzali, assieme all’evoluzione della situazione epizootica del virus influenzale ad alta patogenicità H5N1 e alla gravità delle relative infezioni umane, servono da monito per il mondo rispetto alla minaccia di un altra pandemia di influenza. Stime conservative suggeriscono che una pandemia influenzale potrebbe causare il decesso di 350 milioni di persone e molte altre ancora potrebbero essere contagiate, con gravi conseguenze per i sistemi sanitari, per la società e l'economia mondiale.
L’OMS ha incoraggiato i paesi a prepararsi in anticipo ad un’eventuale pandemia influenza attraverso l’elaborazione di piani di preparazione che prevedano misure di sanità pubblica e misure farmaceutiche. La vaccinazione risulta essere la pietra angolare di tali piani, ma un vaccino pandemico non può essere prodotto in anticipo, perché è impossibile prevedere quale sia il virus a causare la prossima pandemia. Le strategie di stoccaggio di vaccino e vaccinazione prepandemica sono quindi diventate interessanti. Vaccini anti-H5N1 sono attualmente disponibili e possono indurre immunogenicità eterotopica. L’OMS e i Governi dovrebbero considerare con urgenza l’utilizzo di questi vaccini per l’immunizazione di individui e comunità che potrebbero essere maggiormente a rischio di infezione se una pandemia influenzale da H5N1, dovesse emergere.
L'articolo è visionabile full text on-line, ma per accedere al testo è necessario registrarsi.
L'argomento è destinato ad essere ripreso in futuro, la strategia di utilizzo dei vaccini pre-pandemici non dovrebbe essere ignorata dalle Istituzioni sanitarie e dai Governi.
La storia delle pandemie influenzali, assieme all’evoluzione della situazione epizootica del virus influenzale ad alta patogenicità H5N1 e alla gravità delle relative infezioni umane, servono da monito per il mondo rispetto alla minaccia di un altra pandemia di influenza. Stime conservative suggeriscono che una pandemia influenzale potrebbe causare il decesso di 350 milioni di persone e molte altre ancora potrebbero essere contagiate, con gravi conseguenze per i sistemi sanitari, per la società e l'economia mondiale.
L’OMS ha incoraggiato i paesi a prepararsi in anticipo ad un’eventuale pandemia influenza attraverso l’elaborazione di piani di preparazione che prevedano misure di sanità pubblica e misure farmaceutiche. La vaccinazione risulta essere la pietra angolare di tali piani, ma un vaccino pandemico non può essere prodotto in anticipo, perché è impossibile prevedere quale sia il virus a causare la prossima pandemia. Le strategie di stoccaggio di vaccino e vaccinazione prepandemica sono quindi diventate interessanti. Vaccini anti-H5N1 sono attualmente disponibili e possono indurre immunogenicità eterotopica. L’OMS e i Governi dovrebbero considerare con urgenza l’utilizzo di questi vaccini per l’immunizazione di individui e comunità che potrebbero essere maggiormente a rischio di infezione se una pandemia influenzale da H5N1, dovesse emergere.
L'articolo è visionabile full text on-line, ma per accedere al testo è necessario registrarsi.
L'argomento è destinato ad essere ripreso in futuro, la strategia di utilizzo dei vaccini pre-pandemici non dovrebbe essere ignorata dalle Istituzioni sanitarie e dai Governi.
sabato 25 ottobre 2008
Immigrati e pandemia influenzale
Il Centro Studi per i Migranti e i Rifugiati e l'Organizzazione Internazionale per i Migranti (IOM) hanno pubblicato un report sulle cure sanitarie primarie ai rifugiati sudanesi e alle comunità migranti del Cairo, con particolare riferimento alla preparazione ad una pandemia influenzale. In Egitto il grande afflusso di migranti dai paesi africani ha portato alla creazione di ampie comunità di persone che vivono in condizioni di estrema povertà e privazione, le cui condizioni sarebbero pesantemente peggiorate se un virus influenzale con caratteristiche pandemiche si sviluppasse al loro interno (leggi l'articolo pubblicato da IRIN).
Un plauso all’iniziativa, specie se queste evidenze avranno delle ripercussioni pratiche sulle politiche sanitarie egiziane.
Colgo l’occasione per ricordare come anche il Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia Influenzale risulti privo di strategie per ridurre l’impatto che una pandemia influenzale avrebbe sulla popolazione straniera, sugli stranieri residenti, sulle popolazioni migranti e gli stranieri senza regolare permesso di soggiorno.
In assenza di pianificazione mirata ci sono i presupposti per ritenere che, non solo nei Paesi africani ma anche nelle più ricche Nazioni occidentali, gli stranieri pagherebbero le peggiori conseguenze dall’impatto di una pandemia influenzale.
Un plauso all’iniziativa, specie se queste evidenze avranno delle ripercussioni pratiche sulle politiche sanitarie egiziane.
Colgo l’occasione per ricordare come anche il Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia Influenzale risulti privo di strategie per ridurre l’impatto che una pandemia influenzale avrebbe sulla popolazione straniera, sugli stranieri residenti, sulle popolazioni migranti e gli stranieri senza regolare permesso di soggiorno.
In assenza di pianificazione mirata ci sono i presupposti per ritenere che, non solo nei Paesi africani ma anche nelle più ricche Nazioni occidentali, gli stranieri pagherebbero le peggiori conseguenze dall’impatto di una pandemia influenzale.
venerdì 24 ottobre 2008
Asse del male? No vaccino!
Il CIDRAP riporta le notizie e le reazioni alla scoperta di un provvedimento legislativo USA che impone il bando all'esportazione di vaccini (compresi quelli prepandemici e pandemici) verso i cosiddetti paesi dell'Asse del Male, Iran, Cuba, Siria per esempio (leggi qui). In questo modo di pongono restrizioni a farmaci salvavita che nulla hanno a che vedere con le posizioni politiche dei singoli paesi e soprattutto con la popolazione degli stessi.
venerdì 26 settembre 2008
Popolazioni a rischio e pandemia influenzale

Nel 2007 l’Association of State and Territorial Health Officials (ASTHO) ha ricevuto finanziamenti dai CDC finalizzati all’elaborazione di linee guida per i Dipartimenti della Salute, locali, tribali, territoriali e statali, relative alla difesa delle categorie di popolazione a rischio in caso di pandemia influenzale. Il lavoro è stato coordinato dall’ASTHO e condiviso con le Agenzie Sanitarie dei vari livelli. La premessa al lavoro consiste nella consapevolezza che certe categorie di popolazione siano svantaggiate rispetto ad altre e le linee guida sarebbero state utili per stabilire decisioni, piani e procedure finalizzate a assicurare la salute e la sicurezza di tali gruppi svantaggiati di popolazione.
Prima che questo documento fosse elaborato non esistevano linee guida nazionali indirizzate allo sviluppo di simili piani.
Nel giugno del 2008 il documento è stato pubblicato.
Prima che questo documento fosse elaborato non esistevano linee guida nazionali indirizzate allo sviluppo di simili piani.
Nel giugno del 2008 il documento è stato pubblicato.
In Italia un documento simile non è mai stato redatto.
La struttura delle linee guida:
Introduzione
Capitolo 1 – Collaborazione e coinvolgimento delle popolazioni a rischio
Capitolo 2 – Identificazione delle popolazioni a rischio
Capitolo 3 – Educazione e comunicazione con le popolazioni a rischio
Capitolo 4 – Erogazione di servizi, clinici e non clinici
Capitolo 5 – Come testare, misurare, esercitare e migliorare la preparazione delle popolazioni a rischio
Introduzione
Capitolo 1 – Collaborazione e coinvolgimento delle popolazioni a rischio
Capitolo 2 – Identificazione delle popolazioni a rischio
Capitolo 3 – Educazione e comunicazione con le popolazioni a rischio
Capitolo 4 – Erogazione di servizi, clinici e non clinici
Capitolo 5 – Come testare, misurare, esercitare e migliorare la preparazione delle popolazioni a rischio
martedì 23 settembre 2008
Vilamoura - Priorità per la somministrazione del vaccino in caso di pandemia

Nel corso della Conferenza sono stati presentati studi americani che hanno approfondito il problema della suddivisione dei gruppi a rischio ai fini della vaccinazione o del trattamento antivirale. La attuale classificazione (come riportata anche dal Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale) presenta alcuni problemi che includono sia la composizione dei gruppi che la accettabilità. Uno studio del National Vaccine Program Office americano, per altro già pubblicato, definisce in modo molto chiaro che la vaccinazione in corso di pandemia, quando le risorse sono verosimilmente limitate, deve avere prioritariamente l’ottica di sanità pubblica di preservare il funzionamento della società piuttosto che quella di proteggere i singoli cittadini. Nei periodi interpandemici la vaccinazione ha invece il compito di rendere minime le complicanze dell’influenza, comprese l’ospedalizzazione e la morte. Questa diversa ottica, per funzionare, deve essere ben compresa dalla cittadinanza in quanto potrebbe non essere facile, ad esempio, convincere la popolazione in attesa della vaccinazione che il vaccino è riservato ad altri, oppure, parimenti, convincere i soggetti da vaccinare che il vaccino è solo per loro e non per i loro familiari. Per ottenere il risultato è necessario innanzitutto definire bene quali sono i soggetti o le funzioni chiave per il funzionamento della società, utilizzando criteri trasparenti, moralmente e legalmente inoppugnabili e condivisi. Proprio a questo proposito un altro studio ha riportato i dati sulla accettazione da parte della popolazione della individuazione di alcune categorie. I risultati hanno mostrato una fondamentale accettazione delle prime categorie (sanitari, forze dell’ordine, sicurezza, ecc.). Fra le categorie a rischio individuale al primo posto sono stati identificati i bambini; questi abitualmente non rientrano fra i gruppi prioritari ma, nella opinione comune, vengono considerati tali. Il relatore ha riferito che molti degli intervistati inclusi nella categoria dei soggetti a rischio per età hanno dichiarato di essere pronti a cedere la loro dose di vaccino ai nipoti. Questo evidenzia il fatto che la tutela dei bambini è un valore forte e che quindi va tenuto in considerazione. Per il momento questo si scontra con il fatto che il vaccino prepandemico non è ancora registrato per i bambini e che, comunque, i vaccini influenzali sembrano funzionare meno in questa categoria, oltre a presentare un maggiore rischio di effetti collaterali.
martedì 30 ottobre 2007
Ethical issues in pandemic influenza planning

A proposito di problemi etici nella pandemie influenzali.
Un documento per cominciare a riflettere...
Global consultation on addressing ethical issues in pandemic influenza planning
Global consultation on addressing ethical issues in pandemic influenza planning
E un blog per approfondire l'argomento...
I bambini e le pandemie

Alcuni impegni improrogabili mi hanno recentemente “tenuto fuori dai giochi” ma negli scorsi giorni ho avuto tempo di seguire alcune notizie di nostro interesse.
In particolare mi hanno fatto riflettere le parole di Henry Bernstein, direttore della pediatria del Children's Hospital a Dartmouth College, New Hampshire.
“Al momento attuale non siamo adeguatamente preparati per assicurare la salute e il benessere dei nostri figli se una pandemia dovesse colpirci.” E poi prosegue… “Come faranno a non frequentare le scuole per lunghi periodi di tempo? Chi si prenderà cura di loro quando saranno fuori dalle scuole? Come possiamo pensare che i bambini smetteranno di incontrarsi fuori dalle scuole? Dobbiamo pensarci adesso, mentre siamo ancora in tempo per prepararci".
Secondo Bernstein e altri operatori sanitari i piani pandemici americani avrebbero fallito nel tenere non tenere in considerazione i bambini, spesso coinvolti nella diffusione della malattia e generalmente le vittime più vulnerabili della stessa. In particolare si punta il dito sul fatto che nessun piano abbia finora stabilito strategie coerenti per risolvere il problema di cosa fare con le decine di milioni di alunni se e quando le scuole saranno chiuse.
Alcune riflessioni:
Le perplessità sollevate dagli esperti americani sono applicabili ovunque. Anche il piano italiano e quelli regionali non vanno oltre la previsione di chiudere le scuole… e dopo? Come far fronte ai problemi che scaturiscono in seguito?
Ma quando penso ai bambini la prima cosa che mi viene in mente è un serio problema etico: il problema delle priorità vaccinali. Chi deve essere vaccinato per primo?
Ecco le priorità per la vaccinazione contro l’influenza stagionale:
• Tutti i soggetti >65 anni
• Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti affetti da patologie croniche importanti
• Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
• Donne che saranno nel secondo e terzo trimestre di gravidanza durante la stagione epidemica.
• Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti
• Medici e personale sanitario di assistenza
• Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio
Ed ecco le priorità per la vaccinazione in caso di pandemia:
• Personale sanitario e di assistenza
• Personale addetto ai servizi essenziali alla sicurezza e alla emergenza
• Personale addetto ai servizi di pubblica utilità
• Persone ad elevato rischio di complicanze severe o fatali a causa dell’influenza (In questa categoria sono presenti i gruppi di popolazione che sono già identificati nelle raccomandazioni per la annuale vaccinazione contro l’influenza).
• Bambini e adolescenti sani di età compresa tra 2 e 18 anni
• Adulti sani
Continuo a chiedermi: in caso di pandemia è giusto mettere i bambini in fondo alla lista?
Non rappresentano le generazioni future?
E non dovremmo prioritariamente salvaguardarne l’esistenza?
Questo è uno dei tanti temi etici riguardanti le pandemie influenzali. Da oggi aggiungiamo una nuova etichetta, impegnativa ma doverosa: Etica nelle pandemie influenzali
In particolare mi hanno fatto riflettere le parole di Henry Bernstein, direttore della pediatria del Children's Hospital a Dartmouth College, New Hampshire.
“Al momento attuale non siamo adeguatamente preparati per assicurare la salute e il benessere dei nostri figli se una pandemia dovesse colpirci.” E poi prosegue… “Come faranno a non frequentare le scuole per lunghi periodi di tempo? Chi si prenderà cura di loro quando saranno fuori dalle scuole? Come possiamo pensare che i bambini smetteranno di incontrarsi fuori dalle scuole? Dobbiamo pensarci adesso, mentre siamo ancora in tempo per prepararci".
Secondo Bernstein e altri operatori sanitari i piani pandemici americani avrebbero fallito nel tenere non tenere in considerazione i bambini, spesso coinvolti nella diffusione della malattia e generalmente le vittime più vulnerabili della stessa. In particolare si punta il dito sul fatto che nessun piano abbia finora stabilito strategie coerenti per risolvere il problema di cosa fare con le decine di milioni di alunni se e quando le scuole saranno chiuse.
Alcune riflessioni:
Le perplessità sollevate dagli esperti americani sono applicabili ovunque. Anche il piano italiano e quelli regionali non vanno oltre la previsione di chiudere le scuole… e dopo? Come far fronte ai problemi che scaturiscono in seguito?
Ma quando penso ai bambini la prima cosa che mi viene in mente è un serio problema etico: il problema delle priorità vaccinali. Chi deve essere vaccinato per primo?
Ecco le priorità per la vaccinazione contro l’influenza stagionale:
• Tutti i soggetti >65 anni
• Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti affetti da patologie croniche importanti
• Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
• Donne che saranno nel secondo e terzo trimestre di gravidanza durante la stagione epidemica.
• Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti
• Medici e personale sanitario di assistenza
• Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio
Ed ecco le priorità per la vaccinazione in caso di pandemia:
• Personale sanitario e di assistenza
• Personale addetto ai servizi essenziali alla sicurezza e alla emergenza
• Personale addetto ai servizi di pubblica utilità
• Persone ad elevato rischio di complicanze severe o fatali a causa dell’influenza (In questa categoria sono presenti i gruppi di popolazione che sono già identificati nelle raccomandazioni per la annuale vaccinazione contro l’influenza).
• Bambini e adolescenti sani di età compresa tra 2 e 18 anni
• Adulti sani
Continuo a chiedermi: in caso di pandemia è giusto mettere i bambini in fondo alla lista?
Non rappresentano le generazioni future?
E non dovremmo prioritariamente salvaguardarne l’esistenza?
Questo è uno dei tanti temi etici riguardanti le pandemie influenzali. Da oggi aggiungiamo una nuova etichetta, impegnativa ma doverosa: Etica nelle pandemie influenzali
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