martedì 30 ottobre 2007

I bambini e le pandemie


Alcuni impegni improrogabili mi hanno recentemente “tenuto fuori dai giochi” ma negli scorsi giorni ho avuto tempo di seguire alcune notizie di nostro interesse.
In particolare mi hanno fatto riflettere le parole di Henry Bernstein, direttore della pediatria del Children's Hospital a Dartmouth College, New Hampshire.
“Al momento attuale non siamo adeguatamente preparati per assicurare la salute e il benessere dei nostri figli se una pandemia dovesse colpirci.” E poi prosegue… “Come faranno a non frequentare le scuole per lunghi periodi di tempo? Chi si prenderà cura di loro quando saranno fuori dalle scuole? Come possiamo pensare che i bambini smetteranno di incontrarsi fuori dalle scuole? Dobbiamo pensarci adesso, mentre siamo ancora in tempo per prepararci".
Secondo Bernstein e altri operatori sanitari i piani pandemici americani avrebbero fallito nel tenere non tenere in considerazione i bambini, spesso coinvolti nella diffusione della malattia e generalmente le vittime più vulnerabili della stessa. In particolare si punta il dito sul fatto che nessun piano abbia finora stabilito strategie coerenti per risolvere il problema di cosa fare con le decine di milioni di alunni se e quando le scuole saranno chiuse.

Alcune riflessioni:
Le perplessità sollevate dagli esperti americani sono applicabili ovunque. Anche il piano italiano e quelli regionali non vanno oltre la previsione di chiudere le scuole… e dopo? Come far fronte ai problemi che scaturiscono in seguito?

Ma quando penso ai bambini la prima cosa che mi viene in mente è un serio problema etico: il problema delle priorità vaccinali. Chi deve essere vaccinato per primo?
Ecco le priorità per la vaccinazione contro l’influenza stagionale:
• Tutti i soggetti >65 anni
Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti affetti da patologie croniche importanti
• Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
• Donne che saranno nel secondo e terzo trimestre di gravidanza durante la stagione epidemica.
• Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti
• Medici e personale sanitario di assistenza
• Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio

Ed ecco le priorità per la vaccinazione in caso di pandemia:
• Personale sanitario e di assistenza
• Personale addetto ai servizi essenziali alla sicurezza e alla emergenza
• Personale addetto ai servizi di pubblica utilità
• Persone ad elevato rischio di complicanze severe o fatali a causa dell’influenza (In questa categoria sono presenti i gruppi di popolazione che sono già identificati nelle raccomandazioni per la annuale vaccinazione contro l’influenza).
Bambini e adolescenti sani di età compresa tra 2 e 18 anni
• Adulti sani

Continuo a chiedermi: in caso di pandemia è giusto mettere i bambini in fondo alla lista?
Non rappresentano le generazioni future?
E non dovremmo prioritariamente salvaguardarne l’esistenza?

Questo è uno dei tanti temi etici riguardanti le pandemie influenzali. Da oggi aggiungiamo una nuova etichetta, impegnativa ma doverosa: Etica nelle pandemie influenzali

1 commento:

Daniel Fiacchini ha detto...

Certo Giuseppe, hai perfettamente riassunto le motivazioni che spingono a definire dei criteri di priorità così diversi tra periodi interpandemici e pandemie (non sapevo degli studenti in medicina... sei sicuro?).
Comunque resta il problema etico.
Dirò di più: in teoria, ed è quello che attualmente manca, ci dovrebbe essere una più dettagliata definizione di chi far rientrare realmente fra le persone da vaccinare, ad esempio: non tutti gli operatori sanitari saranno vaccinati... pensa ai liberi profesionisti... Attualmente in Italia manca un lavoro di puntualizzazione di chi dovrà essere vaccinato nell'ambito delle categorie prioritarie (questo è un enorme problema etico). In teoria si dovrebbe arrivare ad avere degli elenchi nominativi da aggiornare periodicamente... cosa difficilissima.
Ma il problema maggiore è il numero di vaccini che avremo a disposizione. Il Ministero ha fatto un accordo di prelazione per un numero di vaccini che non pensa sia in grado di coprire tutte le persone delle categorie prioritarie.