Qualche giorno fa è finalmente arrivata la notizia che attendevo da parecchio: il Senato ha approvato il ddl 1249 recante "Disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute". Il testo passa ora all'esame della Camera dei deputati (la notizia qui).
Con la definitiva approvazione verrebbero abolite circa 20 certificazioni inutili (Vedi box 1).
Secondo quanto dichiarato dal relatore senatore Paolo Bodini, il provvedimento ha "un grande significato per i cittadini perché li aiuta nella loro vita quotidiana con molte semplificazioni nell'ambito sanitario".
Ma non si tiene conto di un aspetto a mio parere più importante: gli operatori sanitari saranno liberati da pratiche inutili e avranno tempo da dedicare a pratiche preventive di provata efficacia.
Per avere un’idea dell’impatto che il “nulla” (pratiche introdotte in un lontano passato, svincolate dalle motivazioni che giustificavano la loro origine, inutili dal punto di vista della prevenzione) ha avuto in questi anni sul sistema sanitario basta sfogliare un documento elaborato a seguito di un’ esperienza formativa attivata dall’ASUR Marche. Il documento in questione riassume l’esperienza, finalizzata a promuovere una riflessione sulle pratiche obsolete
e una valutazione di ciò che è utile metter in atto per azioni di prevenzione efficaci ed efficienti.
Ora una domanda sorge spontanea: gli operatori italiani della sanità pubblica, che nei dipartimenti di prevenzione si sono abituati ad una routine lavorativa fatta di certificazioni di sana e robusta costituzione, libretti per alimentaristi, certificazioni dello stato delle condizioni igieniche dei carri funebri e dell’autorimessa per carri funebri, assistenza alle operazioni di esumazione ed estumulazione, … sapranno condurre il sistema sanitario in attività preventive complesse come quelle relative alla preparazione ad una pandemia influenzale?
Ma non si tiene conto di un aspetto a mio parere più importante: gli operatori sanitari saranno liberati da pratiche inutili e avranno tempo da dedicare a pratiche preventive di provata efficacia.
Per avere un’idea dell’impatto che il “nulla” (pratiche introdotte in un lontano passato, svincolate dalle motivazioni che giustificavano la loro origine, inutili dal punto di vista della prevenzione) ha avuto in questi anni sul sistema sanitario basta sfogliare un documento elaborato a seguito di un’ esperienza formativa attivata dall’ASUR Marche. Il documento in questione riassume l’esperienza, finalizzata a promuovere una riflessione sulle pratiche obsolete
e una valutazione di ciò che è utile metter in atto per azioni di prevenzione efficaci ed efficienti.
Ora una domanda sorge spontanea: gli operatori italiani della sanità pubblica, che nei dipartimenti di prevenzione si sono abituati ad una routine lavorativa fatta di certificazioni di sana e robusta costituzione, libretti per alimentaristi, certificazioni dello stato delle condizioni igieniche dei carri funebri e dell’autorimessa per carri funebri, assistenza alle operazioni di esumazione ed estumulazione, … sapranno condurre il sistema sanitario in attività preventive complesse come quelle relative alla preparazione ad una pandemia influenzale?
Per approfondire la tematica delle pratiche obsolete di sanità pubblica clicca qui.
Nessun commento:
Posta un commento