sabato 25 luglio 2009

Analisi critica delle parole del Ministro Sacconi – II parte

"L'aumento dei casi in Italia è previsto, ma non desta particolare preoccupazione, sia perché questo nuovo virus è responsabile di una sintomatologia più leggera di quella determinata dal virus dell'influenza stagionale, sia perché è disponibile una rete di servizi di sanità pubblica in grado di condurre tempestive indagini sui casi sospetti e confermati e per la ricerca di contatti, nonché una rete di centri di riferimento di eccellenza per il ricovero, l'isolamento, ove necessario, e il trattamento delle persone affette."

Per la prima volta sento parlare di un’influenza pandemica più “leggera”. Un’influenza può essere descritta da un punto di vista clinico da alcuni indicatori universalmente riconosciuti. Ad esempio dalla letalità, ovvero dal rapporto tra i decessi e i casi confermati. Questo indicatore ha assunto per la nuova influenza un valore variabile dal 2 al 5 per mille casi confermati. Non poco. Impossibile parlare di una influenza “più leggera” dell’influenza stagionale. In questo modo si prepara il campo al panico della popolazione. Questa affermazione del Ministro rientra in un quadro tutto italiano di iper-rassicurazione. Eppure uno dei principi chiave della comunicazione del rischio è “mai rassicurare oltre misura”, ovvero mai dire “è tutto sotto controllo” quando ci sono incertezze note che, al contrario, potrebbero far perdere il controllo della situazione. Altro principio della comunicazione del rischio è “comunica le tue certezze e comunica, allo stesso tempo, le tue incertezze”. Il tono delle parole del Ministro Sacconi sono tutte rivolte in un’unica direzione. Quando anche in Italia sarà registrato il primo decesso la popolazione si potrebbe allarmare e potrebbe perdere fiducia nelle istituzioni che hanno rassicurato eccessivamente e si sono dimenticate di dire: “attenzione, l’influenza può uccidere, non sottovalutiamola”.
Sulla rete dei Servizi di Sanità Pubblica potrei dilungarmi per ore visto che opero in uno di questi. Nella regione Marche posso testimoniare, senza paura di essere smentito, una sostanziale carenza di risorse umane. E con agosto in arrivo sarà sempre più difficile dedicarsi a tempestive indagini epidemiologiche e portare avanti, al contempo, il lavoro routinario, che per certi aspetti è inutile e privo di efficacia. Così, mentre gli operatori dei Servizi di Sanità Pubblica dovrebbero dedicarsi anima e corpo alla risposta alla pandemia influenzale accade che il loro tempo sia consumato da inutili certificazioni di sana e robusta costituzione, ridicole pratiche edilizie, assurde attività di polizia mortuaria, tutte pratiche dichiarate obsolete che dovrebbero essere eliminate per fare posto ad attività di provata efficacia preventiva e che nella maggior parte delle Regioni italiane sono ancora effettuate.
Infine, affermare che “è disponibile una rete di centri di riferimento di eccellenza per il ricovero, l'isolamento, ove necessario, e il trattamento delle persone affette” può dare erroneamente l’idea che tutti gli affetti dovrebbero essere ospedalizzati. Messaggio comunicativo non appropriato. Nelle marche stiamo continuamente comunicando alla popolazione di non accedere al Pronto Soccorso, che l’ospedalizzazione non è necessaria nella grande maggioranza dei casi e che la cura domiciliare dei casi sia la soluzione più idonea con le opportune indicazioni su come prendersi cura di un malato di influenza in casa.

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