Con questo post si apre una serie di contributi dedicati alle parole del Ministro Sacconi, un’analisi critica volta a definire la correttezza delle parole espresse alla Camera dal Ministro e approntata sulla base delle evidenze epidemiologiche collegate alla pandemia influenzale 2009 sin qui disponibili.
"Signor Presidente, preciso in primo luogo che in Italia le misure di sorveglianza e controllo finora adottate hanno consentito di limitare il numero di casi di influenza del nuovo virus a 320 (in Europa i casi sono 17.181, di cui 10.169 nella sola Gran Bretagna) e solo 4 dei nostri casi non sono riferibili a viaggi in aree affette."
In data 22 luglio i casi dichiarati dal Ministro sono 320, ma il Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali pubblica nello stesso giorno un documento che riporta un numero di casi pari a 614.
Faccio notare come i dati riportati siano comunque superati. I documenti ufficiali risentono di una situazione in rapida evoluzione e il panorama nazionale varia di giorno in giorno. I casi attribuiti al laboratorio regionale della Professoressa Bagnarelli, quindi alla regione Marche, sarebbero 21, ma i casi accertati dalla SOD Virologia di Ancona in data 23 luglio sono già 30 e nelle giornate successive il laboratorio marchigiano ha continuato a ricevere decine di campioni da analizzare, evidente segnale di situazione in rapida evoluzione.
Stando ai dati del report ECDC del 24 luglio 2009 l’Italia è la quinta nazione europea più colpita dal nuovo virus influenzale, dietro a Regno Unito, Germania, Spagna e Francia.
Se ci si attiene alla rapidità con cui il virus pandemico si è diffuso in Inghilterra credo sia possibile ipotizzare che la diffusione in Italia comincerà ad essere sempre più sostenuta e non sarei sorpreso se ad agosto il numero dei casi salisse notevolmente e con il numero dei casi cominciassero ad essere segnalati i primi decessi.
Rispetto al citato nesso di causa-effetto tra misure italiane di sorveglianza e controllo adottate e contenimento della pandemia influenzale, faccio fatica ad accettate l’affermazione del Ministro.
Faccio presente una cosa: la sorveglianza virologica attualmente in atto fa riferimento alle indicazioni ministeriali divulgate con Circolare del 20 maggio 2009, dove si chiede di considerare sospetto ogni caso che abbia sintomi influenzali e che sette giorni prima dell’insorgenza dei sintomi abbia viaggiato in un Paese affetto da estesa diffusione virale documentata. Ma quali sono questi Paesi? Come deve essere documentata in un Paese la estesa diffusione virale? Di fronte alla sostanziale assenza di criteri univoci ogni Regione si è mossa come meglio ha creduto. L’Emilia Romagna, ad esempio, ha adottato una differente definizione di caso sospetto, testando, di fatto, tutti coloro che hanno sintomi e abbiano viaggiato all’estero.
Il Ministro, infine, fa riferimento a quattro casi confermati non riferibili a viaggi in aree affette. I casi secondari in Italia (soggetti che si infettano a causa del contatto stretto con chi ha viaggiato all’estero) sono ben più di 4, basti pensare che sono 2 solo nella Regione Marche.
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