giovedì 10 luglio 2008

Nature e i vaccini anti H5



La rivista Nature nel suo ultimo numero ha pubblicato una serie di articoli e editoriali nei quali chiaramente si promuove l'importanza della produzione ed eventuale somministrazione di vaccini anti-H5, dal momento che la diffusione panzootica del virus dell'influenza aviaria H5N1 non si arresta e pone una significativa minaccia alla salute umana globale.
Ecco i link agli articoli in inglese: The long war against flu (Editorial); Ready for avian flu?; Whatever happened to bird flu?.
Se da un lato durante nel 2008 il numero di casi umani è risultato inferiore a quello del 2007 e soprattutto del 2006 (quando il virus H5N1 conobbe una autentica esplosione in termini di diffusione inter-continentale), il suo emergere in paesi come il Bangladesh (che ha anche avuto il suo primo caso umano) e la sua persistenza enzootica in Indonesia e Egitto (fra gli altri) fa supporre che questa riduzione sarà soltanto episodica.
Inoltre i piani pandemici atti a mitigare gli effetti di una pandemia globale di influenza sono stati sì scritti, ma la loro implementazione è ancora molto limitata, e solo pochissimi paesi sarebbero in grado di applicarli nell'immediato futuro. La maggior parte delle nazioni del mondo è quindi pressochè impreparata e purtroppo l'attuale disponibilità di farmaci antivirali è talmente limitata da risultare a malapena sufficiente per i paesi più ricchi. I vaccini, quindi, al momento sembrano un'opzione molto promettente, soprattutto perchè le più recenti formulazioni prevedono un bassissimo dosaggio (in pratica una quantità di materiale immunizzante più bassa anche rispetto ai vaccini influenzali stagionali) e con l'aiuto di sostanze immuno-adiuvanti potrebbero garantire una ampia copertura della popolazione. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che i vaccini anti-H5 attualmente disponibili permettono una protezione crociata nei confronti di ceppi H5N1 appartenenti a linee genetiche evolutive distinte e quindi potrebbero dare una protezione nei confronti di future varianti anche a potenziale pandemico. Manca allora soltanto una chiara, visibile, sostenuta volontà per l'investimento in questi vaccini che, di fronte alla minaccia posta dal virus H5N1 e dalle sue innumerevoli varianti (una minaccia che non è affatto diminuità di intensità nonostante la apparente minore visibilità nei media mondiali), rappresentano una opportunità da non lasciare inesplorata per ridurre - o tentare di ridurre - gli effetti di una pandemia dagli esiti totalmente sconosciuti.''

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