martedì 11 agosto 2009

Pandemia influenzale molto semplificata parte I

Nel blog l'Orologiaio miope è stato pubblicato questo fantastico post. L'autore ha un dono: spiegare cose complesse in modo chirissimo e comprensibile da chiunque.
Riporto in parti separate il post che qui può essere letto nella sua versione orginale.
Buona lettura!

I virus non sono neanche considerati esseri viventi, e non avrebbero ragione di comparire su questo blog. Vista pero’ la confusione che regna in questi giorni sull’argomento, provo a fornire un mio modesto contributo per chiarire alcuni punti.
Le prime tracce dell’insorgenza dell’influenza datano al XV secolo d.C., e nell’ultimo secolo l’intervallo tra una pandemia e l’altra e’ diminuito, forse come conseguenza dei viaggi intercontinentali che accelerano tanto lo spostamento dei virus quanto la formazione di immunita’ contro i vari ceppi. Oggi si ipotizzano cicli pandemici di 11 o 15 anni con episodi minori tra una pandemia e l’altra, dovuti a modifiche minori del virus. La pandemia influenzale che ci tocca quest’anno, 2009, e’ la cosiddetta influenza suina (N.B. una pandemia e’ un’epidemia su scala mondiale).
Tutti i virus dell’influenza hanno una struttura comune costituita da un involucro sferico esterno fatto di lipoproteine. All’interno di questo “guscio” ci sono otto proteine che fanno da struttura di supporto per il materiale genetico, costituito da solo RNA. Questo RNA contiene 8 geni, ovvero l’informazione per costruire in tutto otto proteine. All’esterno del guscio ci sono delle protuberanze formate da due diverse proteine: emoagglutinine (80% delle protuberanze) e neuraminidasi (20% delle protuberanze) e queste hanno un’importanza cruciale.
Le emoagglutinine infatti servono al virus per agganciarsi a speciali strutture sulla superficie della cellula ospite (recettori glicoproteici) e quindi ad entrare. E’ come se sulla cellula ci fossero delle serrature di cui il virus possiede la chiave, che apre una porticina per entrare. Una volta all’interno il virus utilizza le strutture e i meccanismi enzimatici della cellula per formare altro RNA virale, altre proteine virali e altri gusci. Il tutto viene assemblato a formare nuove particelle, chiamate virioni (cioe’ singole unita’ di virus). Ora il problema e’ uscire dalla cellula e andare ad infettare altre cellule all’interno dell’organismo ospite o, attraverso l’ambiente esterno, altri organismi. Ci vuole una chiave per aprire la porticina dall’interno e quasta chiave e’ la neuraminidasi. Il famoso Tamiflu, il farmaco antivirale contro l’influenza (ma anche il suo concorrente Relenza), fa proprio questo: blocca il sito attivo della neuraminidasi di tipo 1 e quindi impedisce ai virioni di uscire dalla cellula, bloccando cosi’ l’infezione. Si intuisce che l’azione del Tamiflu e’ specifica solo per quei virus che hanno la neuraminidasi di tipo 1, quindi sarebbe inefficace, per dire, non solo contro il virus del morbillo, ma anche contro altri ceppi influenzali.
(continua...)

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