A poche settimane dall'inizio della crisi causata dall'improvvisa diffusione del virus influenzale A/(H1N1) di origine suina, cominicano a comparire le prime descrizioni cliniche, epidemiologiche e virologiche: il New England Journal of Medicine è uscito con una edizione speciale con articoli di libero accesso al pubblico e che descrivono sia il quadro clinico della malattia nell'uomo, sia alcuni elementi di epidemiologia e di caratterizzazione virologica. Anche il bollettino settimanale del Centro per il Controllo Malattie USA (MMWR, Morbidity Mortality Weekly Report) ha messo in linea il nuovo numero con nuovi dettagli sui casi umani riportati negli Stati Uniti. Infine Eurosurveillance aggiorna sia sui primi casi umani descritti in paesi appartenenti all'Unione Europa sia sulle ultime notizie sull'influenza aviaria A/H5N1 in Egitto. Si tratta di letture altamente consigliate data la ricchezza di dettagli, l'accuratezza delle informazioni che possono finalmente aprire un piccolo squarcio nella coltre di disinformazione calata dall'alto dai mass-media e da un flusso ininterrotto di dichiarazioni, smentite da parte di ''esperti'', ricercatori in cerca di notorietà (già peraltro acquisita durante i sei lunghi anni della panzoosi di influenza aviaria H5N1) e di politici spesso non solo ignoranti ma palesemente (e comprensibilmente) allergici alla chiarezza. Ciò che emerge dalle pubblicazioni circa il quadro clinico dell'infezione da nuovo virus influenzale A/(H1N1) è una malattia a esordio acuto, con febbre molto alta (anche oltre i 40°C), dolori muscolari e articolari, tosse, mal di gola, brividi (un quadro tipicamente ''influenzale''), accompagnata in un certo numero di casi da sintomi gastrointestinali (vomito e diarrea, inappetenza); il decorso è per la maggior parte dei casi benigno e si risolve senza il ricorso a particolari terapie; negli USA sono stati identificati (su circa 700 pazienti) almeno 36 casi di infezione complicata che ha richiesto il ricovero in ospedale; di questi, 22 casi possedevano un diario clinico completo; la metà ha sviluppato polmonite acuta dimostrata da reperti radiografici; la maggioranza è stata dimessa dalla terapia intensiva e risulta in completa remissione; quattro i casi che hanno avuto necessità di respirazione meccanica; due sono deceduti. Una larga parte dei pazienti ospedalizzati aveva una storia di pregressa patologia (immunosuppressione farmacologica, gravidanza, invalidità gravi, asma). Negli USA la maggioranza di tutti i casi con infezione comprovata da analisi di laboratorio appartiene alle fasce di età con meno di quarant'anni, con una importante percentuale di adolescenti. Questo sembra essere dovuto in parte alla maggiore mobilità di questi soggetti e alla frequentazione di istituti scolastici, con una rete di contatti piu' estesa rispetto alle persone piu' adulte. E' possibile che la bassa incidenza di casi nelle fasce d'età superiori ai 60 anni sia in parte dovuta alla presenza di anticorpi che reagiscono in modo crociato al nuovo virus, che è un discendente benchè lontano dei virus di tipo H1N1 circolati sin dopo il 1919 e fino al 1957 e poi ancora dal 1977. Il virus in sè appare costituito da segmenti di RNA provenienti da altri lineaggi suini (nord-americani e europei) con componenti tipiche dei virus riassortanti suini-umani (H3N2). Il virus appare suscettibile all'attività inibitoria dei farmaci antivirali neuraminidasi-inibitori (oseltamivir, zanamivir, peramivir) ma resistente agli adamantani (amantadina, rimantidina). Un vaccino specifico potrebbe essere sviluppato a partire dai campioni clinici prelevati e in corso di analisi nei laboratori del CDC USA, Canadesi e di altri paesi. I vaccini umani stagionali sembrano non garantire copertura anticorpale nei confronti di questa nuova variante, data la distanza filogenetica che separa il virus H1N1 umano e quello riassortante.
Per l'approfondimento: Attraverso Questi Giorni (AQG)
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