E’ difficile commentare la situazione sulla base delle informazioni attualmente a disposizione, che sono riassunte molto chiaramente qui su PandemItalia nel post “in attesa di nuovi sviluppi”. Il sistema sanitario internazionale è giustamente in stato di allerta e sta mettendo in atto tutte le risorse necessarie per chiarire meglio la situazione. In questo momento, qualunque conclusione affrettata non può che essere sbagliata perché, come l’esperienza del passato ha ripetutamente dimostrato, è opportuno muoversi solo sulla base di concrete evidenze scientifiche.
Attualmente, il rischio più grande sembra quello della diffusione di informazioni sbagliate e dell’uso, da parte dei mezzi di comunicazione di massa, di messaggi distorti. Non a caso, il primo messaggio trasmesso è stato quello del creare una relazione (questo si fa anche negandola) con il consumo di carne di maiale, che ovviamente nulla ha a che vedere.
Correttamente il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali ha inviato oggi un messaggio agli Assessori alla salute per informarli sugli ultimi sviluppi (quelli già pubblicati su PandemItalia basati sui comunicati del WHO) e fare in modo che almeno le fonti ufficiali siano in grado di fornire chiarimenti aggiornati sulla situazione, contemporaneamente le Regioni sono invitate a mettere in pre-allerta le proprie strutture organizzative dedicate alla risposta alla pandemia.
Questo stato di allerta, qualunque sia l’evoluzione, dovrebbe nuovamente porre l’attenzione del Sistema Sanitario Nazionale sul proprio livello di preparazione. L’Italia sembra in grado di rispondere con una discreta efficienza ad eventi critici anche gravi a livello locale. L’esempio del recente terremoto in Abruzzo ha mostrato, almeno agli osservatori esterni, una risposta rapida e un buon coordinamento di tutte le componenti compreso il volontariato, già in qualche modo operative.
Una pandemia però è qualcosa di completamente diverso in quanto l’emergenza avviene contemporaneamente in tutto il territorio, anche se non è necessariamente grave quanto un forte terremoto, ma avendo comunque le potenzialità per esserlo.
Ad oggi, molte Regioni non hanno un piano pandemico e molte di quelle che lo hanno, di fatto, hanno un documento di tipo più amministrativo che operativo (il giudizio ovviamente è personale). Ma il problema principale è che sembra mancare ancora una mentalità di risposta “di sistema” alle emergenze. Questo significa, in altre parole, che nel sistema sanitario, così come in qualunque altro sistema, tutti gli operatori dovrebbero agire come un insieme e non come una serie di unità separate. E’ chiaro come, in particolare per l’Italia, questo si scontri con la comune mentalità. Esistono sistemi per correggere questa mancanza: esercitazioni, formazione, efficiente organizzazione, credibilità dei vertici tecnici e politici, ecc.
Esperienze passate di eventi pandemici non influenzali avvenuti o mancati (AIDS, SARS) hanno sicuramente contribuito a migliorare il sistema. La speranza è che anche in questo caso, qualunque sia l’evoluzione dell’evento, il sistema continui a migliorare.
Gualtiero Grilli - Componente del Comitato Pandemico Regionale della Regione Marche, Responsabile per il Servizio Salute PF Sanità Pubblica del settore Vaccinazioni e Malattie Infettive.
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