NB: il seguente post è stato scritto dal Dott. Gualtiero Grilli prima della dichiarazione di passaggio alla fase 5 (e per questo motivo il pasaggio di fase non viene accennato). Pubblicarlo è comunque d'obbligo per le interessanti considerazioni di chi lavora quotidianamente sul campo nel tentativo di organizzare e gestire la preparazione e la risposta alla pandemia influenzale...
Al termine della giornata odierna (29/4/2009) vale forse la pena di riflettere sullo stato attuale della situazione. Dal punto di vista della diffusione della malattia, tutto sembra procedere come previsto: i casi continuano ad aumentare, ma questo è ovvio visto che adesso si ricercano attivamente e che il virus comunque si trova in una popolazione ovunque suscettibile; le autorità sanitarie internazionali continuano ad essere caute, e questo è corretto visto che ancora non è possibile avere dati significativi sul il tasso di riproduzione medio della infezione (il numero medio di casi secondari che hanno origine da ciascun caso) né sul livello di gravità della malattia. Per avere con ragionevole certezza questi parametri è necessario un numero di casi molto maggiore e una analisi epidemiologica più lunga.
E’ interessante notare (in questo caso basandosi solo sull’esperienza personale e non su un qualche rilevamento basato su dati oggettivi) che l’interesse dei mezzi di comunicazione di massa e, conseguentemente, del pubblico appare già in fase discendente. Sembrerebbe che, dopo le prime notizie assolutamente allarmistiche, il ridimensionamento della mortalità faccia già pensare ad un falso allarme. Questa opinione è stata rilevata anche nei sanitari, compresi i medici, non specificatamente addetti ai lavori. A questo ha contribuito anche una serie di messaggi rilasciati dagli esponenti politici nazionali che hanno sottolineato l’assoluta preparazione nazionale.
In questa fase, la sensazione generalizzata di falso allarme e di pericolo scampato sembra prematura almeno quanto l’allarmismo iniziale per i seguenti motivi:
come già detto le caratteristiche del virus sono ancora da accertare quindi per fare previsioni di qualunque tipo è opportuno aspettare ancora qualche giorno;
il virus è capace di rapide variazioni che possono riguardare anche la patogenicità quindi, anche in questo caso, il giudizio di pericolo o non pericolo deve essere sempre provvisorio; ad esempio nel 1918 la seconda ondata epidemica è stata diversa dalla prima (più grave nel caso specifico ma avrebbe potuto essere anche meno grave);
il livello di preparazione del sistema sanitario e sociale sicuramente è il migliore degli ultimi anni, anche perché, per la prima volta, la preparazione alla pandemia è stata oggetto di pianificazione e di formazione, tuttavia definirlo “pronto” sembra un po’ ottimistico: molte procedure già definite non sono mai state messe alla prova, altre procedure sono ancora da definire; infine gli stessi meccanismi della catena di comando e della comunicazione, a volte sembrano funzionare non perfettamente anche in condizioni normali e quindi potrebbero non possedere la precisione e la rapidità necessarie in condizioni di emergenza nazionale (e non localizzata come un terremoto).
Esistono anche aspetti positivi nella situazione attuale: tutti gli organismi nazionali e regionali sembrano utilizzare questo breve tempo prima della presumibile diffusione europea del virus lavorando con grande impegno e colmando, almeno in parte, le lacune e i ritardi accumulati in precedenza, ciascuno con i propri problemi di carenza di personale e di risorse, come è noto.In conclusione il messaggio che andrebbe proposto è quello di cercare di restare più vicini possibile ai fatti e alle evidenze scientifiche anche se, proprio per diventare evidenze, queste richiedano un tempo più lungo di quello a cui ormai sono abituati i mezzi di comunicazione e il pubblico.
Gualtiero Grilli - Componente del Comitato Pandemico Regionale della Regione Marche, Responsabile per il Servizio Salute PF Sanità Pubblica del settore Vaccinazioni e Malattie Infettive.
4 commenti:
In realtà quello che ancora manca completamente è una indicazione precisa (ed affidabile) sulla gravità della malattia. Non è possibile - al momento - sapere quanti dei pazienti infettati abbiano avuto seri problemi respiratori, visto che dei casi messicani si sa molto poco. In particolare penso che la campana dell'allarme reale e gravissimo suonerà nel momento (speriamo che non arrivi!) in cui ci saranno dei morti negli USA.
C'è da aggiungere che oggi l'OMS ha reso nota una procedura per la diagnosi veloce mediante real time PCR dell'infezione, il che non lascerà per giorni in sospeso i casi sospetti (in questo momento bisogna sequenziare l'emagglutinina)come sta accadendo ora.
Ritengo improbabile, invece, un aggravamento futuro della sindrome. I virus, in generale, si adattano all'ospite diminuendo la loro patogenicità, ed è prevedibile (e sperabile) che questo accada anche stavolta.
RB
Putroppo ancora è presto.
Al momento il virus non è disponibile (parlo per esperienza personale, come Manuel può immaginare, sapendo di cosa mi occupo e la posizione che rivesto).
O si ha la "fortuna" (si fa per dire) di riuscire ad isolarlo da un paziente, oppure bisogna chiederlo a chi l'ha isolato, che ti risponde cortesemente che al momento non l'ha disponibile per dartelo, e ti mette in lista di attesa.
Inoltre le analogie con la spagnola sono davvero ardite, visto che il virus è un complesso mosaico e che l'emagglutinina è completamente diversa.
L'unica cosa disponibile sono le sequenze, ma con quelle si può fare molto poco se non la diagnostica.
RB
Scusate, volevo dire "Daniel" non "Manuel"...
RB
Io ho paura. E se succederebbe veramente una pandemia. Come bisogna comportarsi? Viola dal blog http://blog.libero.it/ViolaPensa/
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