martedì 21 agosto 2007

H5N1 – 200 morti, CFR = 58%


Con l’ultimo decesso avvenuto in Indonesia si è raggiunta quota 200 casi (dal 2003).

Quello che gli anglossassoni definiscono CFR o Case Fatality Ratio, ovvero la semplice proporzione tra i decessi per influenza aviaria e il totale dei casi umani diagnosticati affetti da H5N1, si è attestato su un valore di circa 0,60; esprimendo in percentuale lo stesso indicatore potremmo dire che il 60% delle persone dichiarate infette sono decedute.


Fino a qualche tempo fa l’opinione diffusa era quella di ricercatori come la dott.ssa Thorson o il dott. Cox , convinti che il CFR fosse sovrastimato, giustificando tale affermazione con la considerazione di un possibile numero di soggetti infetti ma asintomatici e quindi non inclusi nel denominatore.
Da qualche tempo quella convinzione non è più una certezza.
Rapeepan Dejpichai, medico del Ministero della Salute Tailandese, ha presentato a Toronto risultati che andrebbero nella direzione opposta:

In estrema sintesi ecco i risultati presentati:
- Sono state studiate 901 persone, abitanti nelle zone in cui si sono registrati decessi umani da influenza aviaria;
- Il 68.1% ha dichiarato di aver avuto contatti con Il pollame;
- Il 33.3% ha dichiarato di essere venuto in contatto con polli malati o morti senza utilizzare alcuna protezione;
- Il 7.1% ha dichiarato di aver avuto contatti con le persone risultate infette;
- Tutti i partecipanti allo studio sono risultati sieronegativi nei confronti degli anticorpi anti-H5N1

Questi risultati ci comunicano buone e cattive notizie.
La buona notizia è che il Virus H5N1 non si trasmette facilmente dagli animali all’uomo, né tantomeno da uomo a uomo. Infatti, a fronte delle alte percentuali di persone che hanno avuto comportamenti a rischio, nessuno è risultato infetto.
La cattiva notizia si ricollega a quello di cui stavamo precedentemente discutendo: nei 901 partecipanti allo studio non possono essere descritti casi di persone infettate senza aver riportato sintomi.
Quindi un CFR del 60% potrebbe non essere sovrastimato come si è sempre pensato.

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