Una nota ditta farmaceutica ritiene che i governi mondiali non stiano facendo abbastanza per accantonare sufficienti scorte di farmaco anti-virale da impiegare contro la pandemia influenzale…
Se mi posso permettere:
Punto numero 1: le case farmaceutiche hanno guadagnato abbastanza gli scorsi anni e scusate se mi viene la convinzione che possano essere in grado di auto-finanziare le proprie ricerche per lunghi anni.
Punto numero 2: i farmaci antivirali avranno efficacia discutibile in corso di pandemia influenzale. Potrebbero essere molto utili in fase di allerta 4 e 5 ma nessuno può dire quanto utili possano essere in corso di pandemia. Prima di tutto perché non saranno disponibili per tutta la popolazione. In secondo luogo perché è noto che nell’utilizzo di massa il virus pandemico potrebbe sviluppare resistenza agli antivirali e il loro utilizzo potrebbe essere completamente inficiato.
Punto numero 3: i Governi non sono chiamati a fare beneficenza alle case farmaceutiche. Fino a prova contraria sono le case farmaceutiche a dover investire nella ricerca per creare tecnologie (farmaci) efficaci e sicure. Solo di fronte a reali prove di efficacia i governi dovrebbero investire su farmaci come gli antivirali (l'efficacia degli antivirali è stata valutata rispetto all'influenza stagionale e non rispetto all'influenza da H5N1 - molti aspetti del trattamento devono essere ancora valutati).
La preparazione all’evento pandemico è il continuo progredire in una preoccupante camminata da equilibrista. Se si spende poco c’è il rischio di ritrovarsi colpevolmente impreparati nel momento del bisogno; se si spende troppo c’è il rischio di bruciare risorse che potrebbero essere utilizzate in modo migliore (guarda caso mi viene da pensare ai quintali di antivirali sparsi per il mondo che sono scaduti senza essere stati utilizzati). Mi chiedo quale livello di preparazione l’Italia avrebbe potuto raggiungere se le risorse investite gli scorsi anni nei farmaci antivirali fossero state indirizzate all’assunzione di personale per i dipartimenti di prevenzione territoriali, cronicamente sotto organico e assetati di risorse.
Ultimo punto ma non meno importante: generalmente le lacrime di coccodrillo non mi muovono a compassione.
Se mi posso permettere:
Punto numero 1: le case farmaceutiche hanno guadagnato abbastanza gli scorsi anni e scusate se mi viene la convinzione che possano essere in grado di auto-finanziare le proprie ricerche per lunghi anni.
Punto numero 2: i farmaci antivirali avranno efficacia discutibile in corso di pandemia influenzale. Potrebbero essere molto utili in fase di allerta 4 e 5 ma nessuno può dire quanto utili possano essere in corso di pandemia. Prima di tutto perché non saranno disponibili per tutta la popolazione. In secondo luogo perché è noto che nell’utilizzo di massa il virus pandemico potrebbe sviluppare resistenza agli antivirali e il loro utilizzo potrebbe essere completamente inficiato.
Punto numero 3: i Governi non sono chiamati a fare beneficenza alle case farmaceutiche. Fino a prova contraria sono le case farmaceutiche a dover investire nella ricerca per creare tecnologie (farmaci) efficaci e sicure. Solo di fronte a reali prove di efficacia i governi dovrebbero investire su farmaci come gli antivirali (l'efficacia degli antivirali è stata valutata rispetto all'influenza stagionale e non rispetto all'influenza da H5N1 - molti aspetti del trattamento devono essere ancora valutati).
La preparazione all’evento pandemico è il continuo progredire in una preoccupante camminata da equilibrista. Se si spende poco c’è il rischio di ritrovarsi colpevolmente impreparati nel momento del bisogno; se si spende troppo c’è il rischio di bruciare risorse che potrebbero essere utilizzate in modo migliore (guarda caso mi viene da pensare ai quintali di antivirali sparsi per il mondo che sono scaduti senza essere stati utilizzati). Mi chiedo quale livello di preparazione l’Italia avrebbe potuto raggiungere se le risorse investite gli scorsi anni nei farmaci antivirali fossero state indirizzate all’assunzione di personale per i dipartimenti di prevenzione territoriali, cronicamente sotto organico e assetati di risorse.
Ultimo punto ma non meno importante: generalmente le lacrime di coccodrillo non mi muovono a compassione.
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