sabato 20 giugno 2009

Si faccia qualcosa!

Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali stabilisce che un caso sia sospetto (caso sospetto di nuova influenza) nel momento in cui oltre ai criteri clinici (febbre sopra i 38°, tosse e mal di gola o mialgie o vomito o diarrea etc.) sia contemporaneamente presente anche uno dei tre criteri epidemiologici (vedi Circolare ministeriale del 20 maggio 2009).
Attualmente in Italia il criterio epidemiologico più frequentemente riscontrato è quello relativo ai viaggi in zona per la quale è documentata la trasmissione sostenuta interumana del nuovo virus A/H1N1.
Il problema è che gli operatori del territorio, che nel lavoro quotidiano potrebbero avere la "sfortuna" di assistere un paziente che risponda ai criteri clinici, non hanno affatto chiarezza di quali siano i Paesi caratterizzati da una trasmissione sostenuta del virus influenzale.
La situazione è in rapida evoluzione e le indicazioni si modificano di settimana in settimana. Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali non indica quali siano questi Paesi e la bontà del controllo dei casi sospetti è demandata ai poveri operatori che in assenza di chiare indicazioni fanno ciò che vogliono, con il risultato che molto spesso (nelle Marche nel 50-60% dei casi) i campioni che vengono inviati ai laboratori di riferimento sono inappropriati perchè o i criteri clinici o i criteri epidemiologici non vengono rispettati.
Ora, con la chiara definizione degli ECDC a cui abbiamo dedicato uno dei post odierni, il lavoro si semplifica... fino ad un certo punto. Perchè non esiste una fonte autorevole che abbia applicato questi criteri e abbia fatto un elenco esaustivo dei Paesi a sostenuta trasmissione comunitaria. Neanche l'ECDC mi risulta abbia prodotto un tale elenco.
L'OMS lo ha fatto pubblicando i dati sul WER e dichiarando che i Paesi per i quali è documentata una sostenuta trasmissione comunitaria sono USA, Messico, Canada, Cile e lo Stato di Vittoria in Australia. Ma questi sono dati pubblicati il 19 giugno e riferiti ai casi totali registrati nel periodo che va dal 1° giugno all'11 giugno 2009: la situazione, nel frattempo, potrebbe essere cambiata e in Italia potremmo essere nella situazione in cui molti casi, che dovrebbero essere considerati sospetti, in realtà non vengono presi in considerazione. Detto in altri termini, stiamo mancando l'opportunità di ritardare la diffusione della malattia in Italia.

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