martedì 2 giugno 2009

A proposito di protezione individuale...

Recentemente sono stato in Spagna per un corso di formazione.
Nel volo di ritorno da Roma a Falconara è stata mia compagna di viaggio una gentile signora americana, residente a San Diego, in Italia per fare visita ad alcuni familiari.
Durante il tragitto le ho chiesto se la diffusione del nuovo virus influenzale A/H1N1 in USa la preocupasse. La risposta è stata "no"... "La situazione non è particolarmente preoccupante, la malattia si manifesta in forma lieve e anche le persone che sono morte dopo aver contratto il virus in realtà avevano scadenti condizioni di salute"... "Inoltre il Governo ci ha detto chiaramente cosa dobbiamo fare: lavarci frequentemente le mani, non portare le mani in bocca e stare a casa se ci siamo ammalati".
Una visione forse semplice, poche nozioni, ma molto, molto chiare.
Poi siamo scesi dall'aereo e nello shuttle che ci portava al terminale dell'aeroporto la signora americana apre la sua borsa, prende ed utilizza la sua soluzione alcoolica per il lavaggio delle mani.
Mi sono complimentato per il gesto. In tutta risposta mi ha detto che... "è una cosa molto importante"... "ripeto questo gesto frequentemente da quando sono in viaggio".
Non so quanto questa donna possa considerarsi rappresentativa della popolazione americana, ma è interessante che l'unica persona americana che ho incontrato nel mio viaggio sappia esattamente cosa fare da un punto di vista individuale per difendersi dalla nuova influenza.

6 commenti:

Daniel Fiacchini ha detto...

Il lavaggio delle mani è una misura di protezione individuale sacrosanta e se tutti si comportassero come la persona citata nel post i virus a trasmissione respiratoria, e non solo quelli influenzali, circolerebbero molto meno. Ovvio che per definizione il lavaggi odelle mani non basta.
il case fatality ratio è attualmente in USA del 2 per mille ma è lecito pensare che il reale tasso di letalità sia ben inferiore. Tanti sono gli americani infetti e pauci-sintomatici ai quali non è stata diagnosticata l'infezione.
Resta vero quello che dici sull'importanza di procedere con attività di sanità pubblica più consistenti, anche in Italia, dove, lo dico da operatore del territorio, si sta facendo veramente poco-nulla.

Anonimo ha detto...

Un punto importantissimo è il considerare che le persone morte erano, differentemente da quello che dice la signora, in buona salute (almeno da quanto appare dai report). L'influenza "normale" praticamente non fa morti in questa popolazione ed in queste classi di età.

Se un case fatality ratio del 2% nelle persone sane fosse confermato, o anche ridotto della metà, ci troveremmo di fronte alla probabile morte di almeno ventimila (a essere ottimisti) persone in perfetta salute, solamente nel nostro paese.

Vedremo.

RB

Daniel Fiacchini ha detto...

No Prof non mi sembra che si possa generalizzare i dati messicani a tutti gli altri.
A mio modo di vedere la situazione epidemiologica più chiara è quella degli USA perchè negli USA l'epidemia è stata monitorata sin dall'inizio e abbiamo dei denominatori un po' più certi.
In Messico, in accordo con quanto stabilito dalla letteratura (1), il 54% dei casi su un totale di 45 decessi, ha riguardato persone precedentemente sane.
ma il dato americano è molto differente e gran parte dei decessi è attribuibile a soggetti con patologie croniche preesistenti (10 casi su 11). Così dicono i CDC di Atlanta nella conferenza stampa del 28 maggio (2)

1 - Human infection with new influenza A (H1N1) virus: clinical observations from Mexico and
other affected countries, May 200. Weekly epidemiological record.

2 - http://www.cdc.gov/media/transcripts/2009/t090528.htm

Anonimo ha detto...

No, non sono d'accordo. Lasciamo da parte i messicani (non si capisce niente) e focalizziamoci sugli USA. Gli americani non la raccontano giusta, perché i conti non tornano. Le dichiarazioni sono ancora vaghissime, e parlano di "underlying conditions", senza specificare quali. E secondo me giocano (forse giustamente) a non allarmare.

L'unico report del quale ci si può fidare è il lavoro uscito nel New England. Leggendolo cosa vediamo? Che la metà dei pazienti aveva una polmonite virale, e di questi uno aveva uno pneumomediastino, ed un altro un empiema verosimilmente non batterico. Più di un terzo dei pazienti è dovuta andare in rianumazioni, e uno su cinque ha avuto una insufficienza respiratoria. Due pazienti sostanzialmente sani erano ancora in rianimazione, ed una donna perfettamente sana e gravida (e da quando la gravidanza è un fattore di rischio per l'influenza?) è morta.

Insomma, la situazione non è per nulla chiara. Io ho visto personalmente una paziente infettata da questo virus, e non mi pare che la sintomatologia sia quella di una "normale influenza".

Comunque tutti questi nostri discorsi saranno resi obsoleti dall'epidemia che si verificherà, probabilmente, in autunno.

Vedremo.

RB

Anonimo ha detto...

Almeno nelle ultime due circolari ministeriali relative all'influenza stagionale la gravidanza è considerata una condizione di rischio e infatti viene proposta la vacciazione come categoria a rischio...poi che nessuno proponga la vaccinazione alle donne è un altro problema...

Daniel Fiacchini ha detto...

Qui il comunicato del NY City Dep of Health:
http://www.nyc.gov/html/doh/html/pr2009/pr039-09.shtml

Un paio di estratti:
...Health Department Reports that more than 80% of New Yorkers Hospitalized with H1N1 Flu Have Had One or More Underlying Risk Factors...
...Six of the seven deaths have occurred in people with underlying conditions (including obesity) that can interfere with normal breathing, and one death is still under investigation...