domenica 14 giugno 2009

C'è sempre una prima volta...

In questi giorni registro personalmente un notevole numero di "primi casi"... primo caso di nuova influenza nelle Marche, primo decesso in Europa (precisamente nel Regno Unito), senza contare che per quelli come me, nati dopo il 1968, una pandemia influenzale non era mai stata vissuta.
Quello che poi accade, ma i media non mi stupiscono più, è il silenzio mediatico che ha accompagnato la dichiarazione di fase 6 dell'OMS. La sera stessa dell'11 giugno, giorno del passaggio dalla fase 5 alla succcessiva, mi immaginavo che i telegiornali avrebbero aperto con la dichiarazione di Margaret Chan, Direttore Generale OMS, ma la notizia è stata data al termine del notiziario. Il giorno seguente ho avuto modo di ascoltare il giornale radio di radio-due RAI e nulla... la notizia non era stata neanche riportata.
Ora quello che vedo e che tocco con mano è che abbiamo un periodo di silenzio mediatico al quale, considerando la schizofrenia dei media italiani, potrà far seguito un periodo di catastrofica comunicazione. Questa fase potrebbe presentarsi non appena la pandemia comincerà a diffondersi considerevolmente in Italia e comincerà a mietere le prime vittime.
Tutti gli operatori di sanità pubblica impegnati nella preparazione e nella risposta alla pandemia influenzale si augurerebbero una collaborazione con i media, tale da veicolare alla popolazione messaggi corretti e appropriati, essenziali per rafforzare la preparazione individuale, necessari per far crescere nella popolazione la fiducia nell'istituzione sanitaria. Invece il silenzio, il nulla.
Da un punto di vista di strategie comunicative abbiamo due notizie, una buona e l'altra cattiva. Quella buona è che abbiamo un pediodo finestra nel quale lavorare serenamente e senza sentire il fiato sul collo dei media; la notizia negativa è che non sappiamo quanto durerà. Questo periodo in Italia non va vissuto semplicemente facendo quella che Sandman, il teorico della comunicazione, chiama precaution advocacy, ovvero richiamare l'attenzione di una popolazione disinteressata e apatica su un rischio reale e concreto. In questo periodo dobbiamo pianificare le strategie comunicative per gestire al meglio i tempi di crisi (crisis communication) e dobbiamo immediatamente attivare le strategie pianificate. Non c'è tempo da perdere.
Per come stanno evolvendo le cose c'è il rischio che ci si trovi presto di fronte ad un'emergenza reale, amplificata dalla gran cassa mediatica.
Non ce lo possiamo permettere.

5 commenti:

Carlo ha detto...

Guarda, penso che a volte sarebbe meglio se i giornalisti (e i governanti) non dicessero proprio nulla, lasciando il compito di informare ai soli addetti ai lavori. Per esempio, leggendo questo e in particolare l'inizio dove si dice:

Prima vittima in Europa per l’influenza suina. La persona colpita è uno scozzese, secondo una nota diramata dalle autorità sanitarie del Regno Unito, precisando che l’uomo, che soffriva di una serie di gravi problemi di salute.

quando ora si sa (almeno credo che si sappia, a questo punto...) che è morta una donna diventata mamma da pochi giorni...

Ma anche questa storia dei pregressi problemi di salute usati come forma di rassicurazione mi sconcertano:

1) non dicono esattamente di cosa soffriva il morto;
2) chissà se tutte le persone con attuali problemi di salute trovano rassicuranti certe dichiarazioni;
3) continuano a proporre numeri evidentemente non rappresentativi della situazione, ovvero i casi accertati che, per carità, sono l'unico dato certo, ma sono anche certamente una punta nell'iceberg della attuale diffusione;
4) recentemente leggo sempre più spesso "rassicurazioni" del tipo "l'influenza stagionale provoca ogni anno migliaia di morti nel Regno Unito": perché lo dicono adesso che si prospetta un pericolo maggiore e non poco prima dell'arrivo dell'influenza stagionale?

Quando il prossimo inverno ci troveremo con la nuova influenza in contemporanea all'influenza stagionale, cosa si inventeranno per "rassicurarci"?

Non sarebbe meglio limitarsi a informare invece di sforzarsi di rassicurare e/o di allarmare?

Ciao.

Sayuri ha detto...

Anch'io sono sconcertata per l'esiguo numero di informazioni che vengono divulgate dai media riguardo alla nuova influenza.
Probabilmente si teme di creare il panico, ma penso che per lo meno si dovrebbero informare le persone riguardo ai rischi che potrebbero correre e a come proteggersi.
Ho l'impressione che la maggior parte della gente non sappia nemmeno di essere in fase 6 e molti considerano il virus come una banale influenza...Pensano siano tutte invenzioni volte ad arricchire le case farmaceutiche.
Suppongo inoltre che quando i casi aumenteranno di molto anche qui in Italia, allora si creerà davvero il panico, poichè le persone si renderanno improvvisamente conto della situazione, senza avere avuto il tempo per prepararsi materialmente e psicologicamente.

P.S. complimenti per il blog, davvero molto utile.

Daniel Fiacchini ha detto...

Cari amici, tutto quello che dite è sacrosanto. Le considerazioni che fate sono dannatamente serie e vere.
Quello che mi chiedo, vivendo la doppia veste di blogger da un lato e operatore sanitario impegnato nella risposta alla pandemia dall'altro: come affrontare le prossime settimane da un punto di vista professionale? Come tradurre in azioni concrete le nostre preoccupazioni. La questione comunicativa, devo dirlo, mi tormenta. Ho poca esperienza lavorativa nella Sanità Pubblica ma so per certo che tutti gli sforzi possibili da parte dell'istituzione sanitaria potrà poco in confronto allo strapotere dei media in Italia.

Anonimo ha detto...

Qualcosa si muove anche nella mia zona (Toscana), sembra che a breve ci sia una riunione per "discutere insieme del piano pandemico", vi faro' sapere le strategie che verranno adottate...

Daniel Fiacchini ha detto...

Bene, ci si muove anche in Toscana, da operatore di Sanità Pubblica ho sempre guardato alla Toscana come ad un punto di riferimento... sono curioso di avere notizie, tienici informati.